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Julij Boríssovič MARGOLIN

(1900 Pińsk, Polonia, oggi in Bielorussia - 1971 Tel Aviv, Israele)

Nato in una famiglia di Ebrei russi, trascorre infanzia e adolescenza tra Pińsk e Jekatjerínoslav. Verso la fine  del 1922 ritorna a Pińsk, per poi ripartire alla volta di Berlino, dove nel 1923 accede alla facoltà di filosofia. Discussa la tesi di dottorato, consegue il titolo Dottore in Filosofia. Si trasferisce in Polonia, dove lavora come giornalista e pubblicista. Nel settembre ‘39, sotto la spinta degli invasori nazisti, si ritrova a Pińsk che, però, adesso è occupata dall’Armata Rossa. Incarcerato, perché rifiuta la cittadinanza sovietica, nel giugno del 1940 viene condannato a cinque anni di lavori forzati nei Gulag. Beneficiando di un’amnistia concessa ai cittadini polacchi, nel 1946 rientra in Polonia. Quindi, via Parigi e Marsiglia, nell’autunno successivo, rientra in Palestina. Con la sua testimonianza personale sulla complessa realtà del mondo concentrazionario nell’Urss, Margólin per tutta la vita è impegnato in giro per il mondo sia come conferenziere sia come saggista, scrittore, storico, filosofo (i suoi scritti si aggirano sul migliaio di titoli), ma soprattutto con la straordinaria opera letteraria-documentale, Viaggio nel Paese degli erre-, in cui disvela  l’esistenza dei lugubri e famigerati campi di concentramento in Unione Sovietica.