la collana
i libri
gli autori
il traduttore
per acquistare
commenti dei lettori
contatti
siti amici

 

 
recensioni
 

1997 Barbara pezzopane, Fecondi spostamenti: Augusto Fonseca, in “Storie”, VI, 26, maggio-giugno, pp.183/84

Questo libro è un urlo, un'implorazione, un S.O.S. rivolto a tutti coloro-che-possono, perché vogliano far  cessare l'uso delle armi quale mezzo per risolvere i conflitti". Così dichiara Augusto Fonseca, l'autore di “Jugoslavia-lugoslávia", volume edito dall’Istituto Statale d'Arte E. Giannelli di Parabita (Lecce), stampato con il patrocinio e i mezzi finanziari dell'Amministrazione della Provincia di Lecce e distribuito gratuitamente nelle scuole medie, inferiori e superiori nella provincia stessa. Fonseca, salentino nato a Taviano, ha vissuto e lavorato nell'Europa orientale per oltre vent'anni. Dopo la Laurea in lettere e tre anni di studi di slavistica, inizia la  sua attività come lettore di Lingua italiana prima a Leningrado (oggi S.Pietroburgo) poi, nel '73, all'università
di Skopje (capitale della ex repubblica socialista di Macedonia) dove rimane fino al 1992, quando rientra in Italia. La pubblicazione documenta l'attività culturale e umanitaria svolta dal '92 in poi, soprattutto attraverso una serie di lettere ed appelli, inviati per telefax e per posta, al pontefice come al segretario dell'ONU, a numerosi detentori dei mezzi di informazione in Italia e nella ex-Jugoslavia, ecc. Un singolare e testardo impegno "per tentare di rimarginare le più gravi ferite  in que1 Paese della terra di 'sangue e miele' (questo è il significato della parola turca 'Balkan')". Lo scopo della raccolta è espresso nel titolo, che si richiama simbolicamente a una omonima canzone, che nella prima metà degli anni Ottanta accompagnava qualunque occasione di festa in Jugoslavia. È un'invocazione a rifare, seppure in condizioni mutate, l’unione degli jugoslavi, per ridare corpo a un ideale di convivenza civile multietnica. L'esperienza professionale di Fonseca comprende anche una notevolissima quantità di traduzioni dall'italiano in macedone e viceversa. Lui spiega così il significato che ha per lui questo lavoro: "se non scopriremo geni gli uni negli altri, sarà almeno possibile scoprirci, e da tempi antichissimi, vicini, amici e, forse anche, fratelli!'. Dunque, una significativa testimonianza di un'integrazione che ha generato non solo pregiati sviluppi a livello personale, ma ha anche portato alla realizzazione di importanti obiettivi pratici (come la costituzione, nel '92, del Fondo Pro-Macedonia - Aiuti Sanitari, che in qualche mese ha raggiunto gli oltre quattro milioni e mezzo). Perché maturata con intelligenza e partecipazione.

 

1996 Giorgio BARBA, “Jugoslavia, Jugoslavia!” Testimonianze di un impegno, Parabita, I.S.A. Enrico Giannelli, in http://digilander.libero.it/freesurfer64/arte/arte/libri/fonseca/fonseca.htm

"Jugoslavia, Jugoslavia!" è il titolo del libro di Augusto Fonseca, patrocinato dall'Amministra-zione della Provincia di Lecce (Assessorato alla cultura). Un titolo che richiama, come afferma l'autore, una vecchia e diffusa canzone che veniva cantata "in occasione di feste sui posti di lavoro, nelle scuole o in ambito familiare, tra i giovani e i meno giovani" e ora diventata un grido, un urlo della gente della ex Repubblica jugoslava a porre rimedio ai mali della guerra.
Il libro è una testimonianza dell'impegno continuo, incessante e martellante con il quale l'autore, Augusto Fonseca, già lettore presso l'Università di Skopje, in Macedonia, e ora docente di Materie letterarie presso l'Istituto Statale d'Arte "E. Giannelli" di Parabita, ha cercato di svegliare le coscienze addormentate dei potenti e dei (pre)potenti del mondo, nonché le coscienze degli intellettuali non solo jugoslavi o serbi, ma anche italiani. Augusto Fonseca si è impegnato affinché il sonno della ragione non continuasse a generare mostri, affinché i mass-media negli anni che vanno dal 1992 al 1995 dessero voce alla tragedia dei popoli jugoslavi, affinché l'ONU intervenisse con la sua autorità per fermare il massacro quotidiano.
Frutto del lavoro di Fonseca sono una serie di lettere all'ONU e al Papa, raccolte di firme e di aiuti economici pro-Bosnia, appelli agli intellettuali. Con amarezza egli stesso constata che pochi rispondono alle sue parole, alcuni eludono l'argomento, molti non ne parlano per non assumere responsabilità. Tuttavia egli continua a credere nel suo operato e lancia una nuova iniziativa: l'istituzione di una Borsa di studio per tre studenti: uno bosniaco-croato, uno bosniaco-serbo e uno bosniaco-musulmano affinché si diffonda la cultura nel Paese martoriato dalla guerra e con la cultura, finalmente, trionfi la pace.